Ritiro Paola Egonu: arriva la confessione della pallavolista

Ritiro Paola Egonu, sentite cosa ha svelato la pallavolista sulla fine della sua carriera dopo l’ultimo grande successo estivo

Paola Egonu
Paola Egonu e il commento sul ritiro dalla pallavolo – Riscattonazionale.it

Non solo la pallavolo. Paola Egonu rappresenta tanto, tantissimo in Italia. Parlano di un’icona per lo sport nel suo insieme e, più in generale, di una nuova e meravigliosa immagine per il Paese. Egonu è un’icona in senso pieno: tecnico, simbolico e umano. Sul campo ha riscritto parametri che sembravano intoccabili diventando una delle migliori al mondo nel suo ruolo, unendo potenza, intelligenza tattica e continuità ad altissimo livello. I numeri, i titoli e i riconoscimenti internazionali raccontano tanto, ma non esauriscono il suo impatto. Perché Paola non è solo una fuoriclasse: è una figura che ha cambiato il modo in cui la pallavolo femminile viene percepita, seguita e raccontata.

Fuori dal campo, invece, il suo ruolo assume un peso forse ancora più profondo. Paola Egonu è diventata indirettamente, con fierezza, un punto di riferimento sul tema dell’integrazione e dell’identità degli italiani di seconda generazione. Nata in Italia, cresciuta in Italia, azzurra per talento e per scelta, ha dovuto spesso confrontarsi con domande, giudizi e polemiche che andavano ben oltre lo sport. E proprio in questo spazio delicato, fatto di appartenenza e riconoscimento, Egonu ha mostrato una forza rara: parlare quando serviva, tacere quando necessario, ma senza mai rinnegare sé stessa.

Paola Egonu, simbolo italiano oltre la pallavolo

Paola Egonu intervista
Intervista Paola Egonu, le rivelazioni della campionessa – Riscattonazionale.it

La sua presenza nella Nazionale non è stata solo una vittoria sportiva, ma anche culturale, perché ha reso visibile una realtà che esiste da anni e che ancora fatica a essere accettata fino in fondo. In questo senso, Paola è diventata un simbolo contemporaneo, capace di incarnare l’idea di un’Italia che cambia, che si trasforma, che si confronta – talvolta con difficoltà – con la propria identità. Ed è proprio da questa dimensione, umana prima ancora che atletica, che le sue parole sul futuro acquistano un significato ancora più profondo.

Soprattutto dopo il campionato del mondo vinto di recente, Egonu accenna al futuro fuori dal rettangolo di gioco ma non parla di addio immediato alla pallavolo. Si esprime piuttosto sul coraggio di smettere al momento giusto, un passaggio che considera fondamentale per potersi costruire un “dopo” senza paura. Un concetto che va oltre lo sport e tocca corde profondamente umane.

Paola Egonu lo dice chiaramente: “Non ci ho ancora pensato”. Ma subito dopo aggiunge un passaggio chiave, spiegando che vorrebbe avere il coraggio di fermarsi nel momento giusto della sua carriera, per non arrivare impreparata a ciò che viene dopo. Un futuro che non descrive come una fine, ma come una trasformazione, un modo diverso di andare avanti.

Tra una riflessione e l’altra, emerge il timore più comune tra gli sportivi di altissimo livello: l’incognito del dopo, quel vuoto che può spaventare più di una sconfitta e che riguarda qualsiasi atleta e soprattutto se di caratura intercontinentale. Egonu non lo nasconde, anzi lo nomina apertamente, rendendolo reale e condivisibile.

Intervistata di recente da GQ Italia, ha commentato anche la differenza tra uomini e donne nello sport professionistico. Egonu sottolinea come, per una donna, la maternità rappresenti un vero punto di svolta, spesso carico di dubbi e paure. Spiega che un atleta uomo, diventando padre, può scegliere di tornare subito in campo. Per una donna, invece, il discorso è molto più complesso.

Il conflitto è tutto lì: come tornare a giocare dopo una gravidanza? E soprattutto, riuscirebbe a mantenere lo stesso livello? La 27enne racconta di essersi data un limite di tempo, una sorta di confine mentale oltre il quale rivedere le priorità. Non una rinuncia, ma una scelta consapevole da valutare passo dopo passo.

Egonu e il commento sul ritiro

C’è poi un altro tema che attraversa le parole di Egonu con una forza quasi silenziosa: la solitudine dell’atleta. Un aspetto poco raccontato, spesso nascosto dietro successi, trofei e riflettori. Paola descrive una routine fatta di allenamenti, pasti, riposo. Tutto scandito, tutto ripetitivo. E spesso, tutto vissuto da sola.

Spiega che se non vivi con la famiglia – come accade alla grande maggioranza degli atleti – le giornate diventano una sequenza solitaria: colazione, palestra, pranzo, di nuovo palestra, cena, sonno. Sempre soli. Sempre. E a un certo punto, racconta, quella solitudine diventa un’abitudine, quasi qualcosa che finisce per piacere, perché è l’unica dimensione che si conosce davvero.

Tornando al ritiro, le parole sono state esattamente le seguenti: “Non ci ho ancora pensato ma sicuro vorrei avere il coraggio di smettere nel momento giusto della mia carriera. Così da potermi costruire la vita dopo e non avere paura dell’incognito che c’è dopo. Un modo per continuare ad andare avanti ma in maniera diversa”. Una cosa è certa: non sarà il 2026 ma anzi avremo ancora qualche anno davanti per goderci una campionessa di portata unica.

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